Desiderio o identità di genere?

Gender Identity vs. Gender Desire è un articolo di Amanda Roman, pubblicato su Medium l’undici settembre del 2019. Questa è una traduzione in Italiano, per permettere a più persone di leggere le sue parole.


C’è una domanda che ricevo spesso, dopo aver rivelato il mio status transgender. Lo chiedono aspettandosi una risposta semplice, cercando solo di fare conversazione, ma faccio sempre fatica a rispondere.

Allora, da quanto tempo lo sai?

È difficile perché sepolto in quella domanda c’è un presupposto: che, in qualche modo, sapevo di essere una donna, e ho transizionato in modo da poter vivere secondo quell’identità. Il presupposto non è sempre corretto. Io, come tante altre persone trans, sono cresciuta sperimentando il genere non come identità, ma come desiderio.

“Sapevo di essere un maschio”

Da bambino sapevo con incrollabile convinzione di essere un maschio. Avevo un corpo maschile, ho fatto cose da maschio e tutti mi hanno trattato come un ragazzo. Non c’è mai stato alcun dubbio o angoscia sul mio sesso. Forse non mi sono adattato bene agli altri ragazzi, ma c’erano molte altre ragioni.

Sapevo ancora di essere uno di loro. Allo stesso tempo, spesso fantasticavo di diventare una ragazza. Ero invidioso nei confronti delle ragazze. Volevo vestirmi come loro, comportarmi come loro ed essere loro amica. Ero molto confuso ogni volta che venivano trattate come una classe separata di persone, qualcosa di diverso e di minore, da non emulare. Sembrava che tutto nell’essere una ragazza fosse meglio che essere un ragazzo.

“Desideravo, segretamente, di essere una donna”

Incapace di riconoscere la crescente dissonanza cognitiva, ho continuato a trascorrere la mia adolescenza e la mia età adulta credendo con tutto il cuore di essere un uomo, mentre desideravo, segretamente, essere una donna. Ed era esattamente così che mi sembrava – un desiderio – una fantasia infantile assurda e meravigliosa come poter volare. Ero troppo vecchio per queste sciocchezze, quindi ho fatto del mio meglio per ignorarlo e sono andato avanti con la mia vita. Poi, gradualmente e con molta trepidazione, ho permesso a quella fantasia di rivelare una profonda verità su di me.

Allora quando l’ho saputo? è complicato. Ho sempre saputo cosa volevo, ma solo di recente ho scoperto chi ero.

Naturalmente, questa non è la narrativa normalmente associata alle persone trans. È troppo disordinata. Il bambino di 4 anni che dichiara il proprio genere, e sa esattamente cosa c’è che non va nel proprio corpo, è molto più ordinato e raccoglie più facilmente simpatia, quindi questa è la storia che sentiamo. Ed è una vera esperienza che molte persone trans hanno, sia che facciano una transizione da bambini che da adulti.

Ma non era la mia esperienza,

Ma non era la mia esperienza. Per me, il genere era un desiderio, non un’identità.


Il desiderio che si avvera: ragazza che prega ad occhi chiusi.
Se il mio desiderio si fosse avverato all’istante. Foto di Vil Son su Unsplash

Negli anni prima che mi rendessi conto di essere trans, io e il mio terapeuta discutevamo spesso sul significato dell’identità di genere. Ho insistito sul fatto che non ne avevo una. Sospettava fortemente il contrario. Certo, avevo studiato gli effetti della terapia ormonale femminilizzante e mi era piaciuto tutto, ma ciò non significava che fossi una donna. Sì, ho usato un personaggio femminile online, sin dai tempi delle chat room dial-up, ma ancora una volta, ciò non significava che lo fossi. Era solo una fantasia. Il travestimento era solo una fantasia. Voler essere una donna non fa di te una donna, ho insistito. Le donne trans credono di essere donne; Credevo di essere un uomo. Pertanto, non avrei potuto essere trans.

Guardando indietro, rifiutare di iniziare una transizione di genere perché non mi sentivo già una donna, era come rifiutare di prendere lezioni di volo perché non mi sentivo già un pilota.

Il linguaggio dà forma al pensiero

Usare il linguaggio dell’identità e dei sentimenti quando si parla di genere può essere controproducente. Porta a dibattiti su come qualcuno possa sentirsi qualcosa, senza essere mai stato quella cosa e pone dubbi nella mente di persone come me che pensano di dover identificarsi come genere prima ancora di fare una transizione.

Ma il genere non è diverso da qualsiasi altra identità. A volte ci nasciamo, e sappiamo intuitivamente chi siamo, a volte sappiamo chi vogliamo essere e dobbiamo lavorare per trasformare quel desiderio in realtà.

Quand’è che il desiderio si trasforma in identità?

Nel mio caso, ci sono voluti più di un anno di terapia, e di iniziare un trattamento ormonale, prima che potessi ammettere di essere transgender. Poi ci sono voluti altri 2 anni, inclusi circa 6 mesi di vita a tempo pieno come donna, prima che potessi ammettere a me stessa che ero veramente una donna.

E, naturalmente, quella non è stata una rivelazione improvvisa. È arrivato con piccoli incrementi. Ho iniziato come curiosa, poi questioning, poi non cisgender, poi di nuovo questioning, poi transfemminile, poi donna trans e infine donna. Ad ogni passo mi rifiutavo di credere di essere qualcosa di più, solo per poi rendermi conto che avevo semplicemente paura di applicare un’etichetta all’esperienza che stavo già vivendo.

La mia identità di genere è nata come desiderio di genere

La mia identità di genere è iniziata come desiderio di genere. L’essere donna nasce come desiderio di avere un corpo femminile e di essere vista e trattata come una donna.

Desiderio potrebbe sembrare una parola frivola, ma se è abbastanza forte, può definire una persona. Quante volte sentiamo descrivere qualcuno, che desidera profondamente qualcosa, ma non è in grado di raggiungerlo, come ” ___ dentro”?[1]L’autrice scriveva “a ___ at heart”, che in inglese significa “essere qualcosa nel proprio cuore”. In Italiano diciamo di essere qualcosa “dentro”, essere un … Continue reading L’artista in difficoltà, l’aspirante madre, l’atleta infortunato. Queste persone si definiscono in base ai loro sogni, per quanto impossibili possano sembrare, e noi lo riconosciamo come parte della loro identità. Il genere è davvero così diverso?

Per alcuni di noi, pensare al genere come a un’opzione da perseguire piuttosto che a un profondo senso di sé può essere molto liberatorio. Ci dà il permesso di andare avanti piuttosto che rimanere bloccati nella nostra testa, chiedendoci se siamo “abbastanza trans”, se la nostra sofferenza è abbastanza grande da giustificare la ricerca di un trattamento.

La transizione non è certo una decisione frivola, e dovrebbe essere affrontata con cautela, ma troppo spesso viene inquadrata come l’ultima risorsa – una decisione di vita o di morte. La descriviamo così per respingere le accuse che stiamo semplicemente facendo una scelta di vita. Come se fare qualcosa perché pensiamo che ci renda più felici non fosse una ragione sufficiente.

Se vuoi volare, forse dovresti essere un pilota. A volte inseguire un sogno è il modo in cui scopriamo chi siamo veramente.

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1 L’autrice scriveva “a ___ at heart”, che in inglese significa “essere qualcosa nel proprio cuore”. In Italiano diciamo di essere qualcosa “dentro”, essere un artista dentro, essere una madre dentro, essere una donna dentro.

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