Intervista a Kai – Ed è solo l’inizio!

Kai è una persona transgender ventenne di Torino. Quando l’abbiamo intervistata, era appena uscita dall’uovo, e abbiamo avuto l’occasione di registrare i suoi primi momenti di consapevolezza.

Facce dei colori della bandiera nonbinary. Inviata da Kai.

Come ti chiami? Quali sono i tuoi pronomi?

“Sono Kai, e i miei pronomi, in inglese, sono he/she/they. In italiano sarebbero maschile, femminile e neutro, ma, siccome faccio fatica ad utilizzare il neutro, è più lui/lei.”

Qual è la storia del tuo nome?

“Kai è un nome che ho scelto pochi mesi fa, quando ho iniziato ad avere dubbi su vedermi in modo femminile. Per contesto, biologicamente il mio sesso è femminile.

Ho avuto questi dubbi e volevo cominciare a sperimentare con i pronomi, e volevo un nome da utilizzare con le mie migliori amiche. Poche persone sanno di questa faccenda.”

Kai - definizione: Kai è un amorevole, dolce, gentile, affettuoso gentiluomo.
La definizione di Kai su urban dictionary

Qual è la tua identità di genere? Con quali termini la descriveresti?

“All’inizio pensavo di essere androgino, genderfluid. Però, ora, personalmente, preferisco il termine nonbinary perché è più generico. Posso usare genderfluid se voglio proprio andare nello specifico.”

Cosa significa per te?

“Per me nonbinary significa che non ti identifichi esclusivamente in uno dei due generi classici, cioè maschile e femminile.”

Ci racconti dell’evoluzione della tua identità?

“E’ una cosa abbastanza recente. In passato, negli ultimi anni, quando mi vestivo, mi atteggiavo, in una maniera ”maschile”, mi sentivo bene.

Diciamo che da bambina ero molto femminile, però… non so spiegare la mia vita prima di scoprire la mia identità. E’ stata una cosa improvvisa, di colpo. Ho anche segnato la data, 11 aprile 2021.

Ho avuto tutta la giornata in cui mi chiedevo chi fossi, e mi dicevo che non mi identifico appieno nel mio sesso di nascita. Io non mi sento totalmente femminile. C’è qualcosa che è anche maschile. Ho passato la settimana a chiedermi, a sperimentare, e a vestirmi in modo maschile, anche parlando di me al maschile. E poi ho scoperto che mi trovo bene anche con il neutro. Ho scelto un nome neutro, Kai, per sperimentare.

In questo tempo molto breve, ho scoperto un sacco di cose. Ad esempio, ho capito che il modo in cui ti presenti, il tuo modo di vestirti, di atteggiarti, non vuol dire niente. E’ un modo di esprimersi, ma non sei maschile se ti vesti in un certo modo, e femminile se ti vesti in un altro. Il tuo modo di dire non descrive la tua identità di genere, o i tuoi pronomi.

Ogni tanto dico, guardando i miei vestiti questo non vuol dire niente, sono solo vestiti.”

Ti definiresti transgender?

“Adesso come adesso sì, perché la definizione di transgender è che non ti identifichi con il sesso assegnato alla nascita. Per me è così.”

Hai sintomi di disforia di genere?

“Sì, porca miseria, soprattutto agli inizi, soprattutto nei confronti del mio seno, che mi dà un grosso fastidio.”

Come ti senti riguardo alle tue caratteristiche sessuali?

“Dipende da come mi sento nel momento. Se mi sento un po’ più maschile non mi piacciono, se mi sento più femminile le accetto. Per quanto riguarda il momento neutro, non ci faccio caso.”

Ti consideri qualcuno che soffre di disforia di genere?

“Non saprei, probabilmente sì, ma non così tanto da farmi stare a disagio ventiquattro ore su ventiquattro, sette ore su sette.”

Ti piacerebbe fare qualche tipo di transizione (sociale, medica, legale)?

“Transizione completa non direi, forse riduzione del seno… mi da troppo fastidio. Anche al di fuori della identità di genere mi dà anche un sacco di problemi con la schiena e con il respirare. Sono un po’ pesanti. Quindi, è una cosa più fisica che psicologica.”

Secondo te, quanto è grave il misgendering? Hai esperienze a riguardo?

“Il misgendering è una mancanza di rispetto.

Purtroppo, lo subisco, accidentalmente, tutti i giorni. La mia famiglia non sa della mia situazione. Una settimana dopo la scoperta ho iniziato ad avere attacchi d’ansia.

Trovo difficile parlarne anche ora. Nei momenti in cui sono con la mia famiglia, provo ansia, perdo l’appetito. Spesso ho fatica a concentrarmi e tremore alle mani.”

Mi dispiace molto. Pensi sia legato all’ansia per un coming out?

“Non ho la certezza che l’ansia sia legata a questa scoperta. Ho già fatto coming out l’otto febbraio 2020, come bisessuale, e la mia famiglia ha reagito tranquillamente.

Mia mamma mi ha detto che prima di dirlo avrei dovuto provare con un maschio. Non ho mai avuto relazioni, ma è così, pazienza. Con le mie amiche non ho mai avuto problemi per i coming out.

In effetti, la prospettiva del coming out come nonbinary è molto più difficile e molto più stressante.”

In Italia, non è possibile cambiare nome legale da uno maschile ad uno femminile, o viceversa, senza cambiare sesso. Cosa ne pensi?

“Non sapevo neanche che fosse così, e scoprirlo è quasi uno shock.

Se una persone si sente bene con un nome, che si metta un nome. Qual è il problema? Non sapevo di questa legge e non la capisco.”

Secondo te, si può essere felici di essere transgender?

“Certamente, non smetterò mai di dirlo. Devi essere a tuo agio con te stesso. Puoi essere cisgender e felice, puoi essere transgender e felice. L’importante è essere felice.

Essere transgender mi fa stare bene, mi fa stare meglio. E’ come una parte di me che è stata nascosta… Ripensandoci, oggi, vedo dei piccoli segnali di quello che sono oggi.

Per esempio, a volte, in passato, pensavo “spero mi scambino per un maschio”.

E poi è arrivato tutto il periodo di domande, risposte… “

Ti piacerebbe avere figli?

“Questa è una domanda a cui penso ancora. Voglio essere un papà ma voglio essere anche una mamma. Penso anche la cosa opposta, voglio essere una mamma ma anche essere un papà. Sì, mi piacerebbe avere figli, e sto già pensando ad educarli bene al rispetto.”

Li vorresti partorire tu?

“Chi lo sa. Può essere di sì, può essere di no. Adesso se ci penso mi viene anche voglia di partorirli, ma anche la possibilità di adottare. Per adesso non ci penso perché non è il momento.”

Cosa consigli a qualcuno che sta cercando di scoprire sé stesso?

“Penso che le testimonianze di altre persone possano aiutare tantissimo. Comunque l’informazione è la base di qualsiasi cosa, anche del rispetto, e di approfondire le proprie conoscenze personali.

A proposito, consiglio un libro che sto ancora leggendo, che si chiama Gender: Your Guide di Lee Airton. E’ carino, mi sembra molto utile. “

Vuoi farti pubblicità su qualcosa?

“L’unica cosa su cui mi voglio fare pubblicità è la pagina instagram del mio cane. Si chiama Koko e ha sette anni. Se hai un momento di tristezza ti può tirare su. La pagina è @thekokosaurus. [1]Sono andato a rivedere la pagina, e ho notato che il cane ha i pronomi she/her. Mi fa impazzire, bellissimo.

koko, il cane di Kai.

Cosa vorresti che tutti sapessero sulle persone nonbinary, o sulle persone transgender in generale?

“E’ una cosa banalissima, ma che tutte le persone, e in particolare le persone transgender e nonbinary meritano di essere riconosciute e tutelate.”

Vuoi aggiungere qualcosa?

“Voglio ringraziare tantissimo per avermi dato la possibilità di parlare, di esporre la mia storia, anche se è una cosa nuova. Credo che ogni storia sia differente e condividere quello che ho passato e sto passando io, è una cosa molto molto importante. Raccomando a tutti di rispettare agli altri per le persone che sono.

Le persone transgender, così come tutte le altre persone, hanno bisogno di essere rispettate, di essere ascoltate, e supportate nel caso si trovassero in difficoltà. Le difficoltà psicologiche possono essere molto difficili da gestire, e la solidarietà umana è il modo giusto di superarle.”

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1 Sono andato a rivedere la pagina, e ho notato che il cane ha i pronomi she/her. Mi fa impazzire, bellissimo.

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